lunedì 9 gennaio 2017

«Abbiamo un terrorista nel cervello» (dott. J.M. Dupuis).

«Abbiamo un terrorista nel cervello» (dott. J.M. Dupuis). 
E' un pensiero invadente che ci spinge a rimuginare e ci manda in loop.
Tutti ci siamo passati. Non ne sono affatto esente pure io!
Possiamo metterlo a tacere stancandolo, facendo sport faticosi, mettendo la musica a palla, dedicandoci alla follia ad un lavoro (workaolismo, pari all'alcoolismo), oppure possiamo stonarlo con mezzi meno legali. Ma si può anche fare diversamente.
Secondo lo psicanalista Christophe André: «Rimuginare è focalizzare in maniera ripetuta, circolare, sterile su cause, significati e conseguenze del nostro problema». Si pensa di riflettere, invece ci si rincretinisce. Scusate la franchezza. Il rimuginare amplifica il problema e la sofferenza e non se ne esce. Per giunta inizia sottili pessime abitudini di cui si diventa succubi, che provocano pensieri automatici (J. Van Rillaer) o immagini (C. Gibello), e anche insonnia.
Quindi?
  1. Respirare, in modo circolare e consapevole. Respirare profondamente libera già la mente.
  2. Vedere il pensieri fissi, riconoscerli.
  3. Controllarli.  Lo psicologo americano T. D. Borkovec consiglia di dedicare 30' al giorno a quel pensiero che ci fa impazzire. E poi basta. Fare altro. Rimandare al giorno dopo.
  4. Dedicare uno spazio al giorno alla meditazione guidata (ci sono frotte di insegnanti più bravi di me e strumenti alla portata di tutti). 
  5. Agire: vedi l'esempio dell'autista dello scuolabus che è martellato dai ragazzini chiassosi ma tiene il mezzo e non perde la strada.
  6. Cantare.... eh sì.. cantare libera, non sapete quanto!
Allora usciamo dal gelo e dai meccanismi autogenerati.
angelica1212.oneminutesite.it

Nessun commento:

Posta un commento