lunedì 13 marzo 2017

Primavera nell'aria: sciolta la neve, sciolte le tensioni

La neve si è quasi sciolta per lasciare spazio ai bucaneve, alle primule, alle viole ed alle pratoline. Come si scioglie la neve così sciogliamo le tensioni, come si libera il profumo delle mammole, così liberiamo la voce.
Che cosa significa quindi sciogliere le tensioni?
Ci lavoro e ri-lavoro e sono le tensioni croniche quelle più toste.  Espressione delle nostre difese, conservano nella memoria cellulare i traumi del passato. Traumi fisici e non.
Ci siamo ritirati e difesi in una specifica occasione da piccini e siamo rimasti lì, come la chiocciola nel guscio, per molto tempo. Fino ad ora. Non vogliamo soffrire più, così rimaniamo bloccati dentro.
Queste famose tensioni in genere non impediscono le funzioni della muscolatura, ma limitano la consapevolezza del nostro corpo.
I tipo di movimento per sciogliere sono: 1) allungamento e 2) rotazione.
1) facilitano la lunghezza di inspiro ed espiro.
2) allentano l’anello di tensione.
In più ci metterei il suono: il vocalizzo è congiunto all’emozione che sta imbrigliata nell’esperienza. Per stare meglio di solito parliamo con lo specchio, con il diario, in auto da soli, al caffé con un'amica, un amico, un terapeuta, un confessore, una persona di fiducia. Abbiamo bisogno di parlare, di scrivere e - aggiungo - di cantare quello che sentiamo.
Ma come fare se non c'è consapevolezza, se queste parole non fanno parte della nostra memoria cosciente? Col vocalizzo. Passando attraverso l’espressione semplice, alla vibrazione del suono, diamo voce all’aspetto analogico (non verbale) delle nostre emozioni. Così ne riacquisiremo la parola e potremo raccontare a noi stessi innanzitutto, perché l’impiego delle parole giuste è una funzione energetica, è una funzione della coscienza.
Avremo così la consapevolezza dell’esatta corrispondenza fra la parola e la sensazione.
Ma non ci basta, andiamo più in profondità. Che cosa possiamo fare ora - da adulti - se ci sentiamo attaccati? accettare o non accettare, quindi stare in difesa oppure reagire.
Da piccoli andavamo in difesa, perché non si ripetesse l'attacco, quindi stavamo in opposizione e lo facciamo ancora, e ci mettiamo tutte le nostre energie, ma non andiamo avanti e non esprimiamo apertamente questa opposizione, anzi ci restiamo così tanto da restare bloccati in questa dinamica. Invece di muoverci blocchiamo il corpo. Oppure la non accettazione si manifesta come reattività: si innesca "il pilota automatico" e riproduciamo la stessa reazione ed esplodiamo.
Ma andando in profondità impariamo ad accettare e diminuire la reazione, con consapevolezza..
Con l'esercizio poniamo innanzitutto l'attenzione al corpo. Consapevolezza ed attenzione collaborano e producono padronanza di sé e capacità espressiva.
Solo così possiamo dar voce, perché avremo riacquistato le parole ed i suoni. (liberamente ispirato a "Bioenergetica" di A. Lowen)

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