lunedì 17 aprile 2017

Pulcini in arrivo

In questi giorni di Pasqua sono nati alcuni bei bimbi nelle famiglie di amici del nostro coro Joy e mi congratulo per i "pulcini" Isabel, Davide e Hassan, che stiano bene, crescano buoni e siano ricolmi di gioia e di amore!
… questo mi fa riflettere su un fatto: che a volte i bambini sono da noi adulti molto stimolati, per rendere subito attive le funzioni cognitive. Ci teniamo tanto ad avere bimbi belli e intelligenti.
Ma felici?
anche tra i miei allievini e allievine: tantissimi impegni, ore scandite come in una vita da manager in erba, anzi, in cicoria...
Poi ci stupiamo quando sono disattenti. Troppi stimoli = difficoltà di attenzione = insoddisfazione = noia. Abuso di tecnologia = peggioriamo la situazione.
Non esageriamo, allora! Anche per noi: avremo dei bimbi agitati perché stressati e saremo stressati noi stessi.
La mente dei bimbi (e a volte anche degli adulti) fa difficoltà a discernere le priorità.
C'è bisogno di spazi vuoti. Come nella musica ci sono le pause, così nella vita. Evviva il tempo di Pasqua e di Pasquetta. Evviva la vacanza = tempo vuoto!
E' tanto importante aiutarli a riconoscere le emozioni.
Lo sviluppo cognitivo e quello emozionale viaggiano insieme.
I genitori sono molto impegnati a rendere i figli intelligenti e ad offrirgli il più possibile le condizioni perché siano felici. Ma siamo proprio sicuri di fare le scelte giuste? Sempre di più infatti i bambini sono felici ma instabili emotivamente. Intelligenti ma con difficoltà scolastiche.
«Manca la regolazione ossia una educazione che non si occupi solo di procacciare stimoli intellettuali e condizioni di felicità ma che insegni anche ai bambini come regolare le proprie emozioni e come regolare le proprie funzioni cognitive. Perché l’intelligenza non basta se non sappiamo usarla adeguatamente» (cit. Cinotti).
La regolazione emotiva non è "diamoci delle regole", ma prendiamo consapevolezza delle emozioni. Così potremo attivarci o consolarci quando necessario, reagire di conseguenza e con intelligenza. Sennò saremo scollati. Integriamo mente ed emozioni.
Ora il pulcino è fuori dal guscio: la colla non lo rimetterà insieme!
Prossima puntata a presto, intanto auguri a tutti e ... vi aspetto all'appuntamento di Libera la voce + Campane tibetane!

venerdì 7 aprile 2017

I risuonatori: chi sono costoro?

(Foto di Mauro Beccaria, del Wadi Muji, acqua e Pedra, presto visibile all'Irc di Candiolo Torino in una mostra dedicata)
Ho tenuto di recente una serie di lezioni sull'uso della voce. Ricordando Lao Tzu, l'autore de "La regola celeste", il testo base del taoismo, l'antico e saggio maestro diceva agli allievi che se non avessero imparato a respirare con i piedi non sarebbero stati suoi allivevi.
Ho così fatto lavorare sulla consapevolezza del corpo ed ho sollecitato i miei allievi a risuonare con esso. Ovviamente alcuni erano stupefatti.
Certo: nel costruire il suono si costruisce "l'uovo" di risonanza, ma non tutte le parti del corpo sono effettivamente risuonatori.
«La risonanza è dunque il processo attraverso il quale il prodotto primario della fonazione, cioè il suono generato dalla vibrazione delle corde vocali, oltre ad essere rinforzato in intensità, dà luogo, attraverso il passaggio nelle suddette cavità, a quello che è definito il timbro della voce. Le cavità di risonanza sono spazi confinati contenenti aria, la quale è in grado di risuonare, cioè di vibrare, se investita da un’onda sonora, quella appunto prodotta dalla vibrazione delle corde vocali, producendo un suono che è composto da una banda di frequenze (armoniche) le quali contengono alcuni picchi centrati sulle frequenze naturali di risonanza delle cavità attraversate. In altre parole, secondo la conformazione e l’atteggiamento assunto dalle cavità che momento per momento ricevono l’onda sonora, si avrà un rinforzo di alcune armoniche e non di altre. Vale la pena sottolineare che in realtà ciò che risuona, ciò che realmente costituisce il “risuonatore”, è l’aria contenuta nelle cavità, non le cavità in quanto tali».
Esse sono dette “il tubo aggiunto”, per la funzione di amplificazione del suono dopo che è stato generato alla sorgente (corde vocali), o ancora “cavità sopraglottiche”, essendo poste al di sopra della glottide (che non è un organo ma semplicemente lo spazio orizzontale delimitato dal bordo libero delle corde vocali: triangolare durante la respirazione quando le corde sono separate, abdotte, per consentire il passaggio dell’aria respiratoria in trachea; virtuale quando le corde sono in posizione adduttoria, cioè chiuse, in fonazione).
«Il suono laringeo viene amplificato ed arricchito di armoniche ad opera dei risuonatori attraversati e giunge all’ambiente con caratteristiche acustiche strettamente dipendenti dall’atteggiamento funzionale adottato dalle cavità, oltre che dalla loro struttura anatomica. E’ importante allora precisare che i risuonatori sono posti tutti e solamente tra sorgente sonora e ambiente a comporre il citato “tubo aggiunto”: non è pensabile, per la stessa definizione di risuonatore, che una cavità che si trovi prima del punto di origine del suono fondamentale, della nota emessa, possa in qualche modo risuonare, in quanto tale cavità non potrebbe mai essere attraversata da un’onda sonora, e non avrebbe perciò nulla da poter amplificare. Dall’alveolo polmonare alle corde vocali la corrente espiratoria non è vibrante, cioè è muta, e le vie aeree (polmoni, bronchi, trachea, “petto”) non sono risuonatori. Ecco allora perché, anche se didatticamente significativo, è sbagliato parlare di risuonatori toracici: le sensazioni vibratorie che in alcuni ambiti tonali dell’emissione si localizzano e vengono avvertite dal cantante nel “petto” non sono dovute a fenomeni di risonanza ma a fenomeni vibratori muscolari e scheletrici relativi alla trasmissione del suono nei tessuti costituenti».
Il torace, il petto o altre parti del corpo quindi non risuonano ma “consuonano”, il che significa eh non amplificano il suono ma ne trasmettono solo le vibrazioni in qualità di corpi solidi.«Il cantante fa comunque ricorso al controllo dell’atteggiamento funzionale degli organi cavi che fungono da risuonatori attraverso le sensazioni muscolari e vibratorie che essi ricevono. E’ anche per questo che si parla di “canto in maschera”, che è il riferimento vibratorio che il cantante riceve, dalla sua emissione vocale, nello scheletro facciale. Analogamente, il termine “voce di testa” deve essere accettato solo in riferimento alle sensazioni vibratorie soggettive che il cantante avverte nel cranio e nel massiccio facciale per “consonanza” vibratoria di tali strutture muscoloscheletriche, come avviene quando si affrontano i toni della seconda ottava e in particolare dopo il cosiddetto passaggio di registro ai toni acuti, almeno quando si usa la voce piena e non il falsetto.
Da individuo a individuo la conformazione dei risuonatori è ovviamente variabile, ed è spesso riscontro comune nel buon cantante lirico un viso piuttosto largo con ampia componente zigomatica, cosa che ha fatto credere importante l’interessamento dei seni mascellari alla risultanza acustica dell’emissione; in realtà i seni paranasali sono cavità virtuali che poco incidono con la risonanza in quanto l’aria contenuta in essi non viene investita da alcuna onda sonora, dato che il collegamento all’aria contenuta nelle fosse nasali avviene attraverso un canale che in condizioni normali risulta collassato. La faccia larga del cantante è invece un segnale di buona ampiezza generale delle cavità di risonanza, della cosiddetta “maschera”, che coincide con la superficie di riflessione e propagazione vibratoria muscoloscheletrica della voce in quelle cavità che se correttamente sfruttate fungono da megafono e da selettore appropriato di armoniche conferendo qualità al timbro e sonorità al suono emesso.
A differenza della cassa armonica degli strumenti a corda le cavità di risonanza nella voce umana hanno la caratteristica di poter variare in volume e conformazione grazie alla presenza di organi mobili quali la lingua, le labbra, il palato, ecc., permettendo una selezione delle frequenze armoniche da amplificare e dando luogo alle variabilità timbriche che mettono in grado il cantante di mutare i colori espressivi del proprio suono, specificare le vocali, ecc.
Nel canto lirico esistono diversi fenomeni legati alla gestione dell’emissione che dipendono strettamente dalle modalità di utilizzo dei risuonatori»
(G. Fusi).


https://www.youtube.com/watch?v=lJxwcSRbW7c

lunedì 3 aprile 2017

A proposito di energia…

L'energia del pensiero produce forme e forze. Crea benessere e anche danni.
Un anno fa ho partecipato ad un'esercitazione in cui il compito consisteva nel passare bendata tra due file di persone che - come compito - pensavano la stessa cosa. L'ho sentito molto chiaramente.
Nella mente e nel corpo.
Quindi anche le malelingue producono energia e malessere. Ricordiamocelo. Facciamo un po' di digiuno di spetteguless, magari...
Lasciamo andare. Pensiamo bene, parliamo bene, stiamo nella Luce.

Ogni corpo emana un campo di energia elettromagnetica; alcune persone buone e religiose mi hanno manifestato perplessità "chi usa l'energia chissà che cosa fa" e "chissà quale energia usa": è fisica! è una realtà, è scientifica: che cosa misura l'elettrocardiogramma? l'energia emessa dal cuore; e l'encefalogramma? Misura l'energia prodotta dal cervello. Esistono apparecchiature che misurano l'energia. Si può fotografare con la camera Kirlian, osservare attraverso alcuni strumenti scientifici, io qualcosina riesco a vedere ad occhio nudo, previo esercizio ed allenamento. Niente di magico o di occulto. Spesso chiamiamo "magia" quelle cose che non sappiamo spiegare.
Cito Wikipedia: «L'energia è la grandezza fisica che misura la capacità di un corpo o di un sistema fisico di compiere lavoro, a prescindere dal fatto che tale lavoro sia o possa essere effettivamente svolto. Il termine energia deriva dal tardo latino energīa, a sua volta desunto dal greco ἐνέργεια (enérgeia). La parola è composta da en, particella intensiva, ed ergon, capacità di agire. Il termine è stato introdotto da Aristotele in ambito filosofico per distinguere la δύναμις (dìnamis), la possibilità, la "potenza" propria della materia informe, dalla reale capacità (ἐνέργεια) di far assumere in atto, realtà formale alle cose.
La parola italiana "energia" non è direttamente derivata dal latino, ma è ripresa nel XV secolo dal francese "énergie". In Francia énergie è usato dal XV secolo nel senso di "forza in azione", con vocabolo direttamente derivato dal latino, mai con significato fisico. In Inghilterra nel 1599 energy è sinonimo di "forza o vigore di espressione". Thomas Young è il primo a usare, nel 1807, il termine energy in senso moderno.
Il concetto di energia può emergere intuitivamente dall'osservazione sperimentale che la capacità di un sistema fisico di compiere lavoro diminuisce a mano a mano che questo viene prodotto. In questo senso l'energia può essere definita come una proprietà posseduta dal sistema che può essere scambiata fra i corpi attraverso il lavoro»
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