«Se non tornerete bambini non entrerete nel Regno dei Cieli» (Mt. 18, 1-5)
Torniamo a sentire il corpo e a percepire le emozioni!
Ho appena terminato un grande lavoro su di me di "sgarbuglio"... direi io, di "sblocco" direbbero i miei insegnanti. E mi nasce dal cuore questa riflessione, con istruzioni annesse.
Per capire i piccoli, i nostri e quelli degli altri, ecco qualche "istruzione".
I piccoli danno più importanza alle emozioni che ai pensieri. I loro pensieri
sono magici oppure operativi, poco giudicanti, talvolta anche poco
valoriali. I bambini imparano con il tempo a costruire un elenco di
priorità, a dare attenzione alle diverse esperienze sulla base
dell’importanza e a non lasciarsi trascinare dall’intensità delle
emozioni che provano. L’integrazione tra gli aspetti emotivi e quelli
cognitivi è delicata e centrale perché disegnerà la facilità con cui il
bambino affronterà i processi di apprendimento scolastico e di vita. Una
buona integrazione tra la mente e le emozioni – tra lo sviluppo emotivo
e quello cognitivo – lo sosterrà nel percorso scolastico al di là degli
aspetti strettamente legati al quoziente intellettivo. Bambini
estremamente intelligenti ma con difficoltà di regolazione cognitiva o
emotiva possono avere percorsi scolastici molto più insoddisfacenti di
bambini con quoziente nella norma ma con una buona maturità della
funzione esecutiva.
Ah ecco, che cosa sarà mai la funzione esecutiva?
Le funzioni
esecutive sono quelle capacità che entrano in gioco nell’apprendimento
di nuovi compiti, quando usciamo dalla routine per imparare qualcosa di nuovo: la facilità con cui impareremo
dipende dalla maturità delle nostre funzioni esecutive. Sono le funzioni
alla base della pianificazione, della creazione di strategie e, più in
generale, sono quei processi cognitivi alla base del problem solving:
quello che ci fa avere idee nuove e creative.
La funzione esecutiva è
composta di 3 elementi: inibizione della risposta,
aggiornamento della memoria di lavoro e flessibilità cognitiva.
L’inibizione è la capacità di inibire deliberatamente gli impulsi ed
escludere le informazioni irrilevanti.
La memoria di lavoro riguarda
l’abilità di mantenere in memoria informazioni per usarle per brevi
periodi di tempo e la flessibilità di risposta è la possibilità di
attuare comportamenti diversi in base al cambiamento delle regole o del
tipo di compito.
... «quello che mi snerva è che ci vuole metà di una vita per imparare tutto questo e l'altra metà per disimparare» (cito me stessa, Angelica). Ma vi pare che ci ingegnamo per anni a creare nodi nel nostro corpo, nel nostro inconscio e nel nostro io, e poi per ritrovare il nostro vero Sè dobbiamo snodare tutto? che fatica, però ne vale la pena. Tra l'altro... sarà per questa ragione che mi piace lavorare la lana?
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