lunedì 31 luglio 2017

Caro Amico del blog


Caro Amico, del blog, nuovo o antico, come stai? e le Tue vacanze? spero proprio tutto bene! raccontami di te!!! 
Noi siamo stati qualche giorno al mare ma che bello che è stato... che bello non usare l'orologio, non dover rendere conto a nessuno, sentire e seguire i ritmi naturali e anche, se ci si sveglia, alzarsi presto per fare il bagno nel mare calmo e pulito senza nessuno.... Abbiamo nuotato, cantato, ballato, cucinato pesce, mangiato fuori, partecipato al karaoke e a concerti in spiaggia, camminato e tanto tanto: dormito!
Tutto in 3/4 gg! al ritorno problemi, ma si affrontano.
Presto ripartiamo, già abbiamo preparato ieri sera le valigie, mi aspettano due gg di full immersion al giornale, spero di poter passare ancora a salutare la mia mamma e il mio papà, che hanno gli anni, gli acciacchi e…  le paturnie....
Ti abbraccio con tanto affetto, fammi sapere di te.Ciao carissimo AMICO! bacioni e buona estate

https://www.youtube.com/watch?v=Ol8pdwcPBXE 

martedì 25 luglio 2017

Quando amore è Amore?


Non mi piace litigare on line. Ma qualche volta dire ciò che penso lo sento impellente.
Sono reduce da una discussione in cui donne vittime decantano il grande amore che hanno avuto/dato. L'autodistruzione non è amore.
No, non è amore. Né quello che si esprime con violenza/stupro/stalking/percosse/pretese. Né quello che lo riceve. «Ama il prossimo tuo come te stesso» (Gesù). Se non sono capace di amare me, ccome amerò gli altri? Se l'amore non suscita reciprocità, non entra nel flusso, c'è qualcosa che non funziona. Se alimenta egoismo di chi dà (oh quanto sono bravo!) e di chi riceve (è giusto che mi ami/servi): che amore è?
Mi rispondono: «Eh l'amore che dici tu è ideale». No. E' quello reale. Che parte da me.
Tutti noi abbiamo un sè (inferiore): “mio, mio, mio…”. Anche per colmare dei vuoti, anche in modo apparentemente gentile, generoso, compassionevole.
Ma l’Amore ci spinge: è una forza divina che ci spinge oltre il nostro ego, oltre i limiti del nostro cuore.
Non è semplicemente l'infiammarsi per qualcuno/qualcosa (eros), non è semplicemente l'attrazione sessuale. Non è il sentire più o meno immaginario che vi sgorherà dal cuore leggendo queste parole. E' Altro.
Non è riempire la giornata di fare. Senza essere.
E'.
Quanto è ampio il nostro cerchio di compassione, quanto ci siamo presi onestamente cura del nostro cuore e chi potremmo curare, infine, nella nostra vita?
Mi piace questo brano di Omid Safi e ve lo passo. E ringrazio: non avrei avuto parole più belle.
«Se questo cerchio riguarda solo noi è una forma di egoismo. L’amore ci spinge al di là. L’amore si diffonde oltre, verso la nostra famiglia, i nostri vicini, i nostri amici. Ma non deve fermarsi qui. Allarga il cerchio dell’amore.
Se il cerchio delle tue preoccupazioni riguarda solo una famiglia (la tua): è nepotismo.
L’amore mette il benessere di molte famiglie davanti alla propria. Ma non si ferma qui. Allarga il cerchio dell’amore.

Se il cerchio delle tue preoccupazioni riguarda solo un popolo: è tribalismo.
L’amore può portare insieme popoli che vivono dentro confini immaginari.  Ma non si ferma lì. Allarga il cerchio dell’amore.

Se il cerchio della nostra compassione si ferma ai confini della nostra nazione: è nazionalismo rabbioso.
Invece di essere protetti da un confine nazionale, abbracciamo un’intera comunità religiosa e da lì muoviamoci verso il globale e l’universale: non dobbiamo comunque fermarsi. Allarga il cerchio dell’amore.

Se il cerchio della nostra compassione si ferma ai confini di una comunità religiosa (e non va oltre)
è fanatismo religioso.

Dobbiamo continuare a spingere, approfondire, allargare il cerchio dell’amore. Quando l’amore arriva abbraccia tutta l’umanità senza eccezioni. Quando ogni vita umana, senza distinzioni di genere, colore, ricchezza, nazionalità, credo religioso viene abbracciata ci siamo elevati oltre i ristretti confini dell’egoismo, del nepotismo, del nazionalismo, del fanatismo religioso per arrivare ad un luogo che è degno di noi, degno d’amore.
Eppure non dobbiamo fermarci qui. Allarga il cerchio dell’amore.
Se ci occupiamo solo della vita umana, allora cerchiamo la supremazia dell’umanità. In qualche modo, in qualche forma, dobbiamo arrivare a condividere l’amore con ogni essere senziente. In qualche modo dobbiamo arrivare a vedere che la terra stessa è viva.
Che, sì, le colline sono vive con il suono della musica. E così sono le nuvole, i colibrì, le onde, l’alba, La foglia che cade in autunno, la formica nera che cammina tranquillamente sulla roccia di notte, la neve che cade silenziosamente nel vento.
In qualche modo dobbiamo arrivare a comprendere che siamo connessi. Non possiamo essere chi siamo se la natura non è più ciò che dovrebbe essere. È un cerchio d’amore perché un cerchio finisce proprio dove inizia. Non possiamo amarci se l’amore non ci spinge oltre noi stessi, all’angolo più distante del cosmo, e poi torna a noi. Ma il “noi” che torna non è più l’ego-sé da cui siamo partiti.
In ultima analisi, l’amore ha un mandato: rimanere radicato, fondato, servendo le persone vicine ma andando oltre, verso il globale, l’universale, il cosmo. L’amore rifiuta i confini, li annulla. L’amore cancella le frontiere come le ombre scompaiono nella luce, come la nebbia evapora alla luce del sole. L’amore è divino e l’amore ama tutto ciò che è Dio.  Cioè … Tutto.
Dobbiamo ricordare chi siamo e di chi siamo.
Abbiamo bisogno di ricordare di chi siamo stati, chi siamo, e di chi saremo ancora.
(…) Profondamente dentro di noi c’è una capacità che contiene l’intero universo. È in profondità nei nostri cuori perché è fatta ad immagine del Signore dell’intero universo.
Come diceva Martin Luther King "Se vogliamo avere pace sulla terra, la nostra lealtà deve essere ecumenica piuttosto che nazionale. La nostra lealtà deve trascendere la nostra razza, la nostra tribù, la nostra classe e la nostra nazione; e questo significa che dobbiamo sviluppare una prospettiva del mondo. Nessuno può vivere da solo. Nessuna nazione può vivere da sola, E tanto più cercheremo di farlo, tanto più avremo la guerra in questo mondo"».

venerdì 21 luglio 2017

Carissimi e carissime che mi seguite, vi mando un abbraccio particolare.
Siamo stati ospiti di Casa Carla B&B a Pinerolo http://www.bbcasacarla.it/ da Laura, che gentilmente ospita la sessione estiva dell'Uni3 nel bel giardino e ci offre merenda sotto il gazebo: quella "splendida dozzina" si è messa in gioco sul respiro e sulla voce con coraggio e apertura. Grazie!
Ricordo con le parole del Buddha che "il cambiamento non è mai doloroso, solo la resistenza lo è".
Buona estate di trasformazione.
Con i gruppi ed i singoli vediamo in autunno con le lezioni ed i seminari.
Sapete dove trovarmi. Se continuo ad avere ispirazioni positive vi mando qualche cosa ancora qui su questa piattaforma che mi sembra un frisbee o un disco volante: va dovunque l'energia lo mandi.
angelica1212.oneminutesite.it


lunedì 17 luglio 2017

Oggi ho deciso: lascio andare. Che cosa?

(Tree of life - Gustav Klimt)

Lascio decadere la lotta ("Dropping the Struggle"… di Roger Houdsen) per amare la vita che ho.

«SCIALLA!»....
• Sì, lascio andare l'assurdità del voler essere perfetta di cui non sono nemmeno consapevole, lascio il voler riuscire ad essere al livello che il mio sé ideale si è inventato.
Lascio andare, è l'unico modo che ho imparato per uscire dal giudizio.
La vita ha sapore senza che lo cerchiamo, anzi per cercarlo non lo sentiamo più.
Se ci permettiamo di sentirla pienamente  non nella testa ma nella pancia, nel qui ed ora, avrà pienezza di significato.
«Pratica il ricordo del momento presente, ancora e ancora. Desidera stare dove di fatto sei. Per me è la più pregnante esperienza di significato che si possa avere». «Practice remembrance of the present moment, again and again. Be willing to be where you actually are. In my experience, that is the most inherently meaningful experience you can have». (Roger Housden)

• E' facile essere in relazione amorosa con qualcuno se stiamo in amore con noi stessi. Tuttavia...
«Essere soli ha molte sfumature di colore. Posso entrare in una stanza e riconoscere che ogni cosa è piena di vita: il divano rosso, le sedie, il tavolo da caffè con i libri poggiati sopra. Ogni cosa è viva con una presenza di esistenza. Se guardo al mondo con questi occhi – pensai – non sarò mai davvero solo. Appartengo a questa terra nello stesso modo in cui appartiene la quercia del giardino». (Roger Housden, sempre lui).
• Il tempo fa parte di questa vita.
Faccio così fatica ad essere per tempo. Ma se sono nella consapevolezza non c'è fretta e va tutto a posto. Com'è possibile?
«C’è una dimensione della nostra vita che vive nel tempo e un’altra dimensione che vive nella Presenza. Una dimensione di quiete e calma
. È da quest’ultima dimensione che proviene una conoscenza senza parole. Una conoscenza che ci dice cosa è necessario che sia fatto o cosa abbiamo bisogno di dire o che accada in un certo momento».(R.H.)
La conoscenza è degli altri, la saggezza dall'ascolto del Sè. Almeno così mi pare di afferrare. Non deriva dall'accumulare conoscenza.
• "La vita è una lotta"… uh quante volte me lo sono sentita ripetere.
Lottiamo soprattutto con noi stessi. Come se esistere non fosse abbastanza. Ok l'aggressività ma sento che dentro di me c'è una grande, più grande paura: quella di non farcela. E, ancora più profondamente, la paura di non avere nulla da offrire, nulla da dare. È per superare questa paura che cerchiamo di diventare speciali.
È la paura stessa che alimenta la lotta.  Insomma: la paura è roba mia, non esiste davvero, la sto autoalimentando. CONTRO DI ME? ma è cosa da pazzi!
«Sto esprimendo una aspirazione naturale a realizzarmi come persona oppure sto lottando contro la paura di essere un fallimento?»
Sapete che c'è? che non sono speciale. Va bene così!
Mi "accontento" di essere unica… come ciascuno di noi.
Abbiamo dei talenti speciali. Quando li realizzo sto bene. «La nostra vita sta nella realizzazione di queste potenzialità, qualunque queste possano essere» (R.H).
C’è una specie di paura (ANCORA!!!!) dietro al nostro desiderio di miglioramento: è il rifiuto di riconoscere che la vita – e noi stessi inclusi – non è perfetta. È semplicemente imperfetta.
E ora me la voglio assaporare!

martedì 11 luglio 2017

Il selfie e il sé

(questa foto non c'entra ma non ho resistito).
Mi sono disegnata un autoritratto da bambina. Lo ricordo bene, un bell'esercizio di osservazione.
Mi ero fatta due "pomini" rossi spaventosi.
Tutti gli artisti prima o poi affrontano questo tema. Alcuni per scelta, alcuni perché non anno scelta, come la mia amata Frida Kalo. 
Nel 1839 il fotografo Robert Cornelius fu in grado di produrre un dagherrotipo di sé, e fu così il primo a farsi un selfie, termine di uso comune da circa 15 anni.
Sono diffusissimi. Perché?
Forse perché abbiamo bisogno di sentire "mi piace". Infatti il pulsante "mi fai schifo" non c'è.
Ma recentemente hanno proposto oltre al <3 e al sorriso: la faccina che si sbellica dalle risate, quella incazzusa, quella spaventata, quella che piange.
Poco usate/osate. Si può sempre scrivere un commento.
Leggo l'osservazione di una terapeuta di Mindfulness: «le persone che postano foto su foto di loro stessi non sono sempre le più sicure». Questo non lo so e non vorrei entrare nel giudizio, è troppo una tentazione…
Di certo c'è da lavorare su noi stessi, tutti quanti, per stare bene con noi stessi.
Gli altri, amici, familiari, amori… passano. Il lavoro cambia. Tutto passa.
Il libro biblico dell'Ecclesiaste inzia dicendo: vanitas vanitatum, et omnia vanitas (dal latino «vanità delle vanità, e tutte le cose vanità»).
Il nostro sé ce lo portiamo sempre dietro, qualsiasi cosa accada e qualsiasi cosa facciamo.
«La solitudine è un cavallo selvaggio, bisogna imparare a domarlo» (cit. J.G.Angel)
In questi giorni mi è stato ricordato di amare noi stessi. Mi rendo conto di come sia difficile.
Non posso affidare agli altri la stima di me stessa. Specialmente durante le difficoltà.
Non c'è selfie che tenga.

Lodro Rinzler: “Come posso essere a mio agio con chi sono, proprio ora?”«Per me c’è stata una sola risposta. Ho meditato.
Mi sono seduto sul cuscino e ho praticato la meditazione del calmo dimorare. Una delle parole per tradurre meditazione in Tibetano è gom, che significa “prendere familiarità con”. Attraverso la pratica di tornare al respiro, più e più volte, ho imparato a notare come funzionasse la mia mente. Ho preso familiarità con la mia mente, e quindi ci sono diventato amico. Il mio insegnante, Sakyong Mipham Rinpoche, ha scritto un’ottima guida al riguardo “Trasformare la mente in un alleato”.
Attraverso la meditazione impariamo a far pace con la nostra mente. Impariamo a non scontrarci più così tanto con chi siamo. Impariamo ad abbracciarci come siamo, nel momento. Questo è il potere della meditazione, è questo che intendo per amore verso sé stessi.
La prossima volta in cui vi sentite a disagio, osservate la vostra mente. Le relazioni e gli appuntamenti danno un’ampia gamma di reazioni emotive. Non scappate da esse. Restate semplicemente con quello che state provando. Dimorate con quello che siete. Praticate l’amore verso voi stessi».
Oppure andate da un bravo terapeuta, ne conosco un paio… oppure venite alla scuola La Commedia, counseling a mediazione corporea!

lunedì 3 luglio 2017

«Son lividi e fiori che portiamo nel cuore…»

Intanto metto una foto di Arnica montana da cui si estrae un potente antinfiammatorio… un mio caro amico, farmacista che collabora con un mastro farmacista veneziano, ha realizzato un unguento talmente utile che è adottato dalla squadra di hockey ghiaccio nazionale locale!
Non vi dò ricette personali perché proprio non è il caso: alle alte concentrazioni, l’Arnica può provocare formazione di vescicole e necrosi cutanea. L’uso prolungato può determinare l’insorgenza di dermatiti in forma pustolosa.
Invece tornando al nostro cuore… eh sì sono lividi e fiori quelli che ci portiamo dentro, e che farebbe bene fare uscire fuori, con le canzoni, con il camminare, con il respiro, con i nostri bei talenti segreti, l'ortocultura, una passione extra ordinaria. Per sentirci più vivi. Ho cantato quasi ininterrottamente da giovedì a domenica, e sto bene.
«Fu solo dopo la malattia che capii quanto sia importante dire di sì al proprio destino. In tal modo forgiamo un Io che non si spezza quando accadono cose incomprensibili; un Io che regge, che sopporta la verità, e che è capace di far fronte al mondo e al destino. Allora, fare esperienza della disfatta è anche fare esperienza della vittoria. Nulla è turbato – né dentro né fuori – perché la propria continuità ha resistito alla corrente della vita e del tempo» (C.G. Jung).

sabato 1 luglio 2017

Lasciare andare la paura


Sto cambiando la paura in musica. E ci sto riuscendo, vorrei condividere questa esperienza forte, davvero, in questi giorni in cui ero sola e ho lavorato di più su me stessa.
Sto smontando la paura in note e un poco sta passando, anche se ogni volta inventa un'ansa ed un nodo nuovo, una voluta in cui mi impiglio. Perché la mia paura più grande..  è la paura di PERDERMI.
Ecco gli step.
Vederla: l'ho addirittura disegnata e mi ha spaventata ancora di più. Ho avuto paura della mia paura, del groviglio, delle anse da cui non si riesce a trovare scioglimento, in cui si resta chiusi. Mi sembra di stare di nuovo al punto di partenza, come nel labirinto.
Conoscerla: è un buco nero… Ho un vaso di Pandora dentro e più tiraro fuori più ce n'è. Ma un pochino per volta addomestico il mostro.
Accettarla: come parte di me, come energia che si trasforma.
IO SONO. Posso utilizzare questa forza, comprendendola. Un pochino per volta
Comprendere come funzioniamo diventa la base dalla quale far uscire le risposte.
Trasformarla.
E' possibile scendere dentro la nostra imperfezione e vederne le ragioni, l'energia e anche la bellezza.
E il dolore? Tutto cambia se rispondiamo diversamente al dolore e questo ridimensiona sintomi e anche le "pretese" come quella che se siamo belli, bravi e buoni, non ci sarà mai alcun dolore.
Nel lavoro su di me entro in contatto con il mio nucleo centrale (o Sè superiore), grazie alla contemplazione, alla preghiera, alla meditazione, alla consapevolezza, alla terapia, all'esperienza e tantissimo al respiro. Se sto nell'apertura del cuore.

Nella terapia del counseling a mediazione corporea che sto sperimentando alla Scuola la Commedia di Carlo Gibello e Valentina Sanna si fa esperienza del presente riscoprendo il sentire nell'immediato. L'esplorazione del passato è finalizzata a sentire come il passato influenzi direttamente il presente. E come il presente sia in continuo cambiamento e in continua relazione e interazione.
Thich Nhat Hanh: «inter-essere (…) gli emisferi di due persone tendono a sintonizzarsi quando sono in una relazione intima. In questo modo, le esperienze degli altri vengono comprese interiormente, percettivamente, prima ancora che intellettualmente».
Se siamo vivi stiamo nel flusso, nelle possibilità di cambiamento e crescita, volgendoci alle risorse innovatrici che sgorgano anche dalle ferite passate.
L’idea che la sofferenza e il dolore siano frutto di un errore è fortissima, è come una condanna biblica ed è falsa. Non è vero che si soffre = c'è qualcosa di rotto da riparare. Oppure che il dolore è la conseguenza di un errore. Per me non è così. Nel dolore ci sono delle risorse, e per attingervi non è necessario passarvi dentro. Ma se siamo troppo testoni allora non ci sarà altro modo.
Una cara signora, vegliarda,del gruppo del RnS diceva:«se ci facciamo morbidi nelle mani di Gesù ci può modellare come creta, se ci facciamo rigidi come il marmo prenderà il piccone!» (Lucia Reinieri).
Non c'è vita esente dal dolore e non sto affermando che questo sia bello: la differenza sta in come rispondiamo a questo dolore. Quindi il dolore può essere un dono. Con Mauro, il mio marito pellegrino, ci siamo resi conto che l'esperienza della malattia - per tutti e due - ci ha enormemente migliorato la vita.
Che cos'è dunque la guarigione?
«Quale che sia la causa del nostro dolore, ci chiede di prendere la responsabilità di una risposta saggia e, per farlo, abbiamo bisogno di portare un’attenzione priva di giudizio alla nostra vita» (N.Cinotti). Consapevolezza è quella capacità naturale di essere completamente dentro un’esperienza e saperla descrivere con presenza e senza giudizio, anche se è accompagnata da emozioni difficili.
Ci sono emozioni negative che hanno un effetto macro che produce patologie. L’obiettivo è ridurre la loro comparsa. Ma ogni emozione - se vissuta con consapevolezza - porta una briciola di saggezza.
Quindi non bisogna buttarle via, e ancor meno reprimerle oppure agirle impulsivamente.
Respirare.
Esplorare le nostre emozioni. Come Mauro il pellegrino.
«Se viaggi senza cambiare sei un nomade. Se cambi senza viaggiare sei un camaleonte. Se viaggi e il percorso ti cambia sei un pellegrino» (detto ebraico).
Noi siamo pellegrini.