martedì 26 settembre 2017

A tutti voi l'invito per il Plenilunio

Dopo il buon risultato del lavoro condiviso in occasione dell'Equinozio, approfondiamo e impariamo a conoscere noi stessi ed a prenderci cura di noi attraverso il respiro, il suono e le vibrazioni della propria voce e delle campane tibetane, seguendo i ritmi della natura.
Con Annalisa Zini, laureata in psicologia e naturopata, musicista di campane tibetane.
E con me!
Stesso posto, stessa ora, prenotarsi in anticipo, costi davvero modici!

venerdì 22 settembre 2017

L'arte di trasformare le ferite in bellezza

Abbiamo tutti ferite e segni lasciati dalla vita, dall'esperienza, dal tempo. Fisiche, emozionali, spirituali. C'è chi le maledice, io le ringrazio.
Basta vergognarsi delle ferite e piangersi addosso. Andiamoci dentro. In esplorazione.
Perché è da queste ferite che mi sono formata, è nell'affrontarle e conoscerle che mi conosco, e solo così posso guarire. Questo è il lavoro che ho fatto su di me in anni di corsi, di musica e disegni, di approfondimenti e poi di terapia. Sì. Perché non si può pensare di accompagnare qualcuno se non si conosce la strada. Il sentiero mio l'ho trovato. Ringrazio di cuore i miei insegnanti Carlo Gibello, Valentina Sanna, e poi anche Assunta Bianciotto, e Cristina Raso e anche Lorenza, e tutti coloro che mi hanno insegnato e a volte pure ferito. I miei migliori maestri!
www.scuolalacommedia.it
E' così che nascono opere d'arte, come nella pratica giapponese "Kintsugi" = oro e ricongiunzione: «rompendosi, la ceramica prende nuova vita attraverso le linee di frattura all’oggetto, che diventa ancora più pregiato. Grazie alle sue cicatrici. L’arte di abbracciare il danno, di non vergognarsi delle ferite, è la delicata lezione simbolica suggerita dall’antica arte giapponese del kintsugi.
Quando una ciotola, una teiera o un vaso prezioso cadono frantumandosi in mille cocci, noi li buttiamo con rabbia e dispiacere. Eppure c’è un’alternativa, una pratica giapponese che fa l’esatto opposto: evidenzia le fratture, le impreziosisce e aggiunge valore all’oggetto rotto».  (cit.) 

… Grazie a Federica Maccari che mi ha dato questo spunto: prezioso!
Quest’arte giapponese prescrive l’uso di un metallo prezioso, oro, argento liquido o lacca con polvere aurea, per riunire i pezzi di un oggetto di ceramica rotto, esaltando le nuove nervature create. La tecnica consiste nel riunirne i frammenti dandogli un aspetto nuovo attraverso le cicatrici impreziosite. Ogni pezzo riparato diviene unico e irripetibile, per via della casualità con cui la ceramica si frantuma e delle irregolari, ramificate decorazioni che si formano e che vengono esaltate dal metallo. Conosco anche un modo molto più povero di decorare, utilizzando i gusci rotti delle uova. Sempre parte della cultura orientale.
A proposito, ora mi vado a fare una tisana di tulsi, basilico indiano antiemorragico e pare che aiuti la chiaroveggenza, chissà che cosa scoprirò!
… Ecco, ancora un grazie alla mia amica erborista Serena Castagno che me l'ha trovato, e pure alla mia dottoressa di ayurvedica Cristina Minniti, ematologa, straordinaria persona.

martedì 19 settembre 2017

Quando il cell è il ns miglior amico

Abbiamo il wi-fi nel cervello!

Non se ne parla, ma è un fenomeno mondiale!
Questo problema globale si chiama iper-elettrosensitività: il 2-5% della popolazione è già interessato. Gli studi più recenti riportano ancora più preoccupanti cifre: 11,3% a Taiwan e 8-10% in Germania nel 2010. Non ci sono dati affidabili per la Francia e l'Italia ... il che suggerisce statistiche ancora più allarmanti. Dal 2005 l'ONS riconosce il problema ma non si fa nulla.  
Attenzioe: c'è un campo elettrico naturale sulla superficie della terra creata dalle cariche elettriche presenti nella ionosfera (strato dell'atmosfera costituito da particelle cariche). Ciò comporta una costante elettrificazione dei nostri organismi a causa di un accumulo di cariche elettriche responsabili di sintomi diversi e vari. Inoltre, tutte le funzioni del nostro corpo sono controllate da piccoli impulsi elettrici a bassa frequenza. Infine, siamo costituiti dall'acqua del 70% e quindi ci comportiamo come un formidabile conduttore elettrico.
Le onde son dappertutto, si parla di "elettro-smog".
Sintomi reali: turbe del sonno, turbe cardiache, mal di testa, stanchezza, difficoltà di memoria e concentrazione, calo d'umore, depressione. Alcuni sono più soggetti: queste persone sono   spasmofili. Queste onde dannose abbassano i loro minerali: il calcio, il magnesio e il potassio scambiati con il sodio nelle cellule, dal fenomeno della pompa di sodio/potassio delle membrane. Il potassio è importante perché interviene nelle cellule dell'orecchio interno e nel cervello. Praticamente tutti gli elettrosensibili sono altamente allergici, che possono essere verificati mediante test di allergeni e livelli di eosinofilo nel sangue. E la maggior parte dei casi persone elettrosensibili sono allergiche a molte sostanze: farmaci, pesticidi, erbicidi, metalli pesanti, varie piante e pollini, vespe, api, acari ecc. Sembrerebbe anche che questa sensibilità allergica/elettromagnetica acquisita possa essere trasmessa alla discendenza.
Per limitare i danni:
  • 1. Eliminare le onde elettromagnetiche in casa e sul posto di lavoro per quanto possibile; isolare il contatore elettrico. 
  • 2. Utilizzare il meno spesso e il più a lungo possibile i telefoni cellulari e wireless, e spegnere lo smartphone di notte. 
  • 3. Utilizzare un orologio senza un meccanismo di quarzo la cui emissione elettromagnetica è troppo rigida per le vibrazioni armoniose del nostro corpo. 
  • 4. Indossare calzini in tessuto naturale, calzature con suole in pelle che non isolano dal suolo. 
  • 5. Evitare l'abbigliamento di fibre sintetiche. 
  • 6. Fare rilassamento, esercizi di respirazione in campagna. 
  • 7. Bagnarsi mattina e sera per rimuovere l'elettricità statica dal corpo, camminare sulla rugiada mattutina con i piedi nudi. 
  • 8. Se vivi in città, trovare il dispositivo collegato al pavimento dell'edificio, tenerlo un poco in mano: permette di eliminare l'elettricità statica memorizzata.
Si possono anche utilizzare i minerali per ridurre l'inquinamento elettromagnetico.
Per neutralizzare i telefoni senza fili, terminali wifi, computer portatili o desktop, contatori elettrici e qualsiasi altra fonte di problemi simili, due pietre si distinguono per le loro proprietà, tormalina e shungite:
• La Shungite è dotata di virtù notevoli. La più importante sarebbe quello di proteggersi dall'impatto nocivo delle onde elettromagnetiche. Nel complesso migliora, protegge, neutralizza e rigenera.
• La Tormalina viene utilizzata nell'industria per i suoi effetti elettrici e foto elettrici, grazie alla presenza nella sua struttura di cariche negative e positive perfettamente allineate. Il suo campo magnetico statico naturale attrae la polvere dall'aria.

«In pochi anni, ognuno di certo direbbe che era ovvio e che dobbiamo proteggersi da tutto questo. Ma oggi è come gridare nel deserto» (Dr. Jean-Pierre Willem, da cui è tratta la maggior parte di questo post e che ringrazio personalmente per gli aggiornamenti)

sabato 16 settembre 2017

Coltiviamo il giardino del nostro sé: il piacere di vivere

Proponiamo un'esperienza in sinergia per coltivare il piacere di vivere. Per vivere il cambio di stagione con consapevolezza. Si approfondirà la conoscenza di sé attraverso il respiro profondo; si userà la voce con vocalizzi di suoni tibetani di guarigione (chi non sa cantare è il benvenuto). Si entrerà in contatto con il nostro "femminile" attraverso il movimento e con il bagno di campane tibetane. Il lavoro verrà condotto insieme con Annalisa Zini. 
Vestitevi di rosso e prenotatevi urgentemente.

martedì 12 settembre 2017

A chi mi chiede: per il reflusso?

(mi sono avvalsa di un'icona con didascalie in castigliano, ma si capisce molto bene quello che accade all'interno del nostro tubo digerente in prossimità dello stomaco...)

Alimenti No per il reflusso gastroesofageo

Arancia (e succo o bibita)
Limone (e succo o bibita)
Pompelmo (e succo o bibita)
Mirtilli (e succo o bibita)
Pomodori (e succo o bibita)
Cibi piccanti
Patate in insalata/patatine/purè di patate
Cioccolato
Caramelle
Biscotti al burro/al cioccolato
Cioccolato
Frittelle e cibi fritti in generale
Condimenti grassi
Pasta con formaggio
Panna acida
Gelato
Formaggio molle fresco
Liquori
Vino
Caffè

Alimenti Si per il reflusso gastroesofageo

        Mela fresca, secca, e succo di melaì
        Banana
        Carote
        Cavolo
        Piselli
        Broccoli
        Fagioli verdi
        Patate bollite
        Pane bianco, integrale e di segale
        Riso bianco e integrale
        Cous cous
        Crackers dolci/salati
        Dolci di riso
        Cereali all’avena e alla crusca
        Patate al forno
        Biscotti senza grassi
        Liquirizia
        Carne magra
        Bistecca
        Petto di pollo
        Bianco d’uovo
        Pesce fresco
        Formaggi cremosi senza grassi
        Feta
        Formaggi di capra
        Formaggi alla soia
        Acqua minerale

Lo stress si misura? eh sì!

Il Questionario per sondare la quantità di stress

 

  • 1. QUANTO SPESSO SPERIMENTI SITUAZIONI STRESSANTI?
  • 2. QUANTO SPESSO TI SENTI STANCO SENZA UNA RAGIONE ?
  • 3 .QUANTO SPESSO DORMI MENO DI 8 ORE PER NOTTE?
  • 4. QUANTO SPESSO TI SENTI ANSIOSO O DEPRESSO?
  • 5. QUANTO SPESSO TI SENTI SOPRAFFATTO DALLE COSE O CONFUSO?
  • 6. QUANTO SPESSO SENTI MENO DESIDERIO SESSUALE RISPETTO AL NORMALE?
  • 7. PRENDI PESO CON FACILITA’?
  • 8. SEI A DIETA?
  • 9. SEI ATTENTO ALLA QUALITA’ DEL CIBO CHE MANGI?
  • 10. QUANTO SPESSO DESIDERI CARBOIDRATI (DOLCI O FARINACEI)?
  • 11. QUANTO SPESSO HAI DIFFICOLTA’ DI MEMORIA O DI CONCENTRAZIONE?
  • 12. QUANTO SPESSO HAI MAL DI TESTA TENSIVI, O TENSIONE MUSCOLARE AL COLLO, SPALLE O MANDIBOLA?
  • 13. QUANTO SPESSO HAI PROBLEMI DIGESTIVI, FLATULENZA, REFLUSSO GASTRICO, ULCERA GASTRICA, COSTIPAZIONE O DIARREA?
  • 14. QUANTO SPESSO TI AMMALI O PRENDI RAFFREDDORI O INFLUENZA?



Per ogni risposta negativa = 0
Per ogni risposta "a volte" = 1 
Per ogni riposta "spesso"= 2 
Punteggio da 0 a 5 = basso rischio di stress
Punteggio da 5 a 10 = rischio moderato
Punteggio superiore a 10 = sei sotto stress, sarà meglio fare qualcosa per star meglio


(cit. Cinotti N.) 

sabato 9 settembre 2017

Il vaso di Pandora




Vi racconto una storia fantastica.
C'era una volta Prometeo, un titano, ossia uno dei figli di Urano e Gea, il cui nome vuole dire "colui che prima pensa". Questi, spinto dal desiderio di rendere gli uomini indipendenti dagli Dei e più coscienti di se stessi, ruba con l’inganno il fuoco a Zeus per donarlo agli uomini.
 Zeus punisce Prometeo incatenandolo ad uno scoglio e facendogli  divorare il fegato da un aquila di giorno, mentre di notte ricresce, così che l'aquila se ne possa cibare anche il giorno seguente (mmh).

Per punire gli uomini, invece, ordinò ad Efesto di plasmare una bellissima ragazza, Pandora (="tutti i doni"), alla quale gli Dei infondono ogni sorta di virtù.
 Ermes, tra gli altri, le aveva donato la curiosità, e venne poi incaricato da Zeus di condurla dal fratello di Prometeo, Epimeteo (="colui che riflette in ritardo").
 Prometeo avvisò Epimeteo di non accettare doni da Zeus, ma lui non ascoltò e sposò Pandora e ricevette anche un misterioso vasod a non aprire, solo in custodia.
 I due vissero per lungo tempo felici e contenti, ma Pandora era curiosa: che cosa c’era all’interno quel misterioso vaso? E un giorno non resistette e lo aprì, seguendo inconsapevolmente l’astuto piano di Zeus. Da esso uscirono tutti i mali del mondo, (la vecchiaia, la gelosia, la malattia, l’odio, la menzogna, l’avidità, l’accidia ecc.) che si abbatterono sugli uomini.
 Sul fondo del misterioso vaso rimase solo la speranza che uscì per ultima per alleviare le lacrime e la sofferenza dei mali.
La mitologia è come un bellissimo codice di saggezza.
 «Essa nasce dall’uomo ed è scritta dall’uomo, per favorire l’evoluzione e il miglioramento della vita dello stesso» (cit).
Dentro ciascuno di noi custodiamo un vaso come quello di Pandora, dentro cui sono nascosti - perché non ci piacciono e ce ne vergognamo - i dolori e le ferite di queste ed altre vite, con le incomprensioni, i peccati, i vizi, gli errori, come li vogliamo chiamare.
Al contrario del mito sarebbe opportuno aprirlo, ma non da soli: aprirlo con una guida, un poco per volta, sanando, conoscendo, imparando, ripulendo. Trasformando.
Perché sennò si aprirà da solo, forzatamente spinto da una crisi. E allora… boooooommmmmm
Questo mi pare possa essere il significato di una crisi. Se non lo affrontiamo e risolviamo ritornerà ancora e ancora e ancora. Se invece impariamo, faremo un passo avanti nella nostra crescita.
Ho trovato come: con le istruzioni! Facili, non semplici.
Grazie alla http://www.scuolalacommedia.it/

venerdì 8 settembre 2017

La De-Pressione: un'invenzione… reale


Si usò per la prima volta questo termine a metà '800 in un contesto medico: era il periodo storico dei motori a vapore, delle locomotive, di Jules Verne. Fu lì che abbiamo cominciato a confrontare il corpo umano con una macchina con le sue valvole, i suoi pistoni, le sue pressioni e le sue depressioni.

 Si credeva che tutto sarebbe stato risolto in questo modo.

 La pressione diminuisce = il motore rallenta. Per riavviarlo basta "ripristinare la pressione". 

Abbiamo quindi cominciato a vedere la grande stanchezza e la caduta del morale come problemi meccanici.


Charles Baudelaire la definiva lo "spleen" la noia di vivere, termine che unisce il greco e l'inglese (= milza).
Già migliaia di anni fa si parlava di malinconia, tristezza, disperazione.

 Il periodo più pericoloso della vita
, una sensazione definita come "essere alla fermata".

 Questa sensazione è comune. Il periodo tra i 40 ei 60 anni è quello di "illusioni perdute" e la depressione è statisticamente osservata in questa fascia di età, sin cui si sente ancora il "dovere" di avere successo, ma si può già avere l'impressione che non ci si arrivi.
Intorno a sé si vede chi trionfa, con la nostra stessa età e meno talento. Questo può dare un complesso di inferiorità. Inoltre, questa era l'età in cui i problemi obiettivi della vita cominciano ad imporre se stessi. Questo è il momento dei primi problemi di salute.
È anche la menopausa, per le donne. Il periodo che la mia amica Chetty di New York definisce "Krono".

Si iniziano anche ad incontrare le vere sfide con i bambini che crescono e portano grandi preoccupazioni. Con i  genitori che iniziano ad avere veramente bisogno di noi. Spesso accade in questa fase il fallimento professionale o coniugale: è sempre più difficile pensare che il futuro ha buone sorprese per noi che cancellerà tutto!

Un altro punto, molto importante anche se raramente menzionato: fino a 40 anni, possiamo invocare gli "errori della giovinezza" per scusare le sue sciocchezze, le sue debolezze, più o meno serio. Ma dopo 40 anni ... è meno credibile.
Contrariamente agli altri e a sé, non si può più sfuggire troppo dalle proprie responsabilità. Non possiamo più dire che non sapevamo, che siamo stati ingannati dalla inesperienza.
Così, naturalmente, comincia a accumulare il peso del rimorso, la consapevolezza che il tempo dell'innocenza è sicuramente dietro di noi ... È allora una "crisi" dove si perde tutta l'energia, voglia combattere. Si sente svuotato, si pensa che niente ha senso, si perde il gusto delle piccole cose che ci hanno distratto e ci ha dato piacere. Si può perdere il sonno, un gusto per la vita.
Al minimo evento, tutto crolla.
«Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura», dice il grande Dante.
Ho scoperto con mia somma sorpresa che la crisi può essere un'enorme opportunità.

E di questa opportunità vi racconto la prossima puntata!

lunedì 4 settembre 2017

Quanto è difficile dire di no


Tempo fa ho scoperto quanto sia difficile dire di no per alcune persone. Ero già tutta trulla pensando: "come sono brava, per me è facilissimo, anzi!". Poi, riflettendoci, mi sono accorta che a volte sto zitta per non urtare l'altro, per non mettermi troppo in gioco, per quieto vivere. Accetto consuetudini per "finto amore". Rinuncio a me, in cose piccole, ma sì. Alcune abitudini sono come il tacito consenso ad un "si fa come al solito" che in realtà non ho scelto.
Come nel guidare si conoscono già i gesti e si innesca l'abitudine (pilota automatico!) così nella vita.
Se perdiamo l'attenzione però andiamo a sbattere!
Rompere una consuetudine fa bene. Perché così si è più presente e ci si gode di più il momento.
«Perché le cose cambino bisogna cambiare qualcosa» ha detto una nostra stimata insegnante, Benedetta, citando qualche saggio.
Ci sto provando. Anche se so già che ci ricasco, perché la strada vecchia mi dà un'illusoria sicurezza e a volte ci ritorno. Ma ogni piccolo sforzo porterà frutto in sé anche se non so dove porta.
Sarà sempre più facile.
Perché? Le abitudini trasformano il nostro cervello in un groviera: sono buchi.

«L'abitudine ci dà un rassicurante senso di dipendenza che spesso supera la nostra capacità di dire di no e di cambiarla. Dietro a questa difficoltà sta la paura di rimanere esclusi, tagliati fuori, la paura – vecchia compagna – di perdere qualcosa o qualcuno. Così diciamo sì, senza discriminazione a cose che ci toglieranno energia per noi. Diciamo sì alla ripetizione di vecchi schemi. Diciamo sì per principio e un po’ automaticamente, salvo poi pentircene amaramente alla fine della giornata». (cit. N. Cinotti)
Ho trovato una strategia interessante, e ve la propongo.
1.    Dire no come modo di prenderci cura di noi, con compassione. Ripetendo questa abitudine mi rispetto? Oppure serve più all’altro che a me così me lo tengo buono e magari mi vorrà un po' bene? (=elemosina!).
2.    Mi dò il permesso di decidere a a cosa dire no: favori assurdi, lavori gratis… persone che risucchiano, situazioni in cui sto scomodo e che mi condizionano negativamente.
3.    Filtro SI: SCELGO di dire di sì solo alle cose che ci ispirano, alle persone che ci nutrono, ai piani che sostengono e realizzano i nostri sogni e il nostro benessere. Anzi, faccio la lista…
4.    … perché così non cerco scuse: ho delle cose prioritarie, quindi: “no, grazie”
5.    «Immagina il futuro. Se proprio sei in difficoltà prova ad immaginare come ti sentirai dopo aver detto di NO e come ti sentirai dopo aver detto di SI e scegli la situazione in cui ti senti meglio. Puoi anche offrire un compromesso tra la richiesta dell’altro e la tua esigenza: non siamo sempre obbligati!» (cit)

Aggiungo: se scegliamo, se facciamo pulizia, avremo molta più energia.
E anche tempo!
Il tempo è un patrimonio limitato.
Il momento è adesso!