venerdì 8 settembre 2017

La De-Pressione: un'invenzione… reale


Si usò per la prima volta questo termine a metà '800 in un contesto medico: era il periodo storico dei motori a vapore, delle locomotive, di Jules Verne. Fu lì che abbiamo cominciato a confrontare il corpo umano con una macchina con le sue valvole, i suoi pistoni, le sue pressioni e le sue depressioni.

 Si credeva che tutto sarebbe stato risolto in questo modo.

 La pressione diminuisce = il motore rallenta. Per riavviarlo basta "ripristinare la pressione". 

Abbiamo quindi cominciato a vedere la grande stanchezza e la caduta del morale come problemi meccanici.


Charles Baudelaire la definiva lo "spleen" la noia di vivere, termine che unisce il greco e l'inglese (= milza).
Già migliaia di anni fa si parlava di malinconia, tristezza, disperazione.

 Il periodo più pericoloso della vita
, una sensazione definita come "essere alla fermata".

 Questa sensazione è comune. Il periodo tra i 40 ei 60 anni è quello di "illusioni perdute" e la depressione è statisticamente osservata in questa fascia di età, sin cui si sente ancora il "dovere" di avere successo, ma si può già avere l'impressione che non ci si arrivi.
Intorno a sé si vede chi trionfa, con la nostra stessa età e meno talento. Questo può dare un complesso di inferiorità. Inoltre, questa era l'età in cui i problemi obiettivi della vita cominciano ad imporre se stessi. Questo è il momento dei primi problemi di salute.
È anche la menopausa, per le donne. Il periodo che la mia amica Chetty di New York definisce "Krono".

Si iniziano anche ad incontrare le vere sfide con i bambini che crescono e portano grandi preoccupazioni. Con i  genitori che iniziano ad avere veramente bisogno di noi. Spesso accade in questa fase il fallimento professionale o coniugale: è sempre più difficile pensare che il futuro ha buone sorprese per noi che cancellerà tutto!

Un altro punto, molto importante anche se raramente menzionato: fino a 40 anni, possiamo invocare gli "errori della giovinezza" per scusare le sue sciocchezze, le sue debolezze, più o meno serio. Ma dopo 40 anni ... è meno credibile.
Contrariamente agli altri e a sé, non si può più sfuggire troppo dalle proprie responsabilità. Non possiamo più dire che non sapevamo, che siamo stati ingannati dalla inesperienza.
Così, naturalmente, comincia a accumulare il peso del rimorso, la consapevolezza che il tempo dell'innocenza è sicuramente dietro di noi ... È allora una "crisi" dove si perde tutta l'energia, voglia combattere. Si sente svuotato, si pensa che niente ha senso, si perde il gusto delle piccole cose che ci hanno distratto e ci ha dato piacere. Si può perdere il sonno, un gusto per la vita.
Al minimo evento, tutto crolla.
«Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura», dice il grande Dante.
Ho scoperto con mia somma sorpresa che la crisi può essere un'enorme opportunità.

E di questa opportunità vi racconto la prossima puntata!

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