venerdì 22 settembre 2017

L'arte di trasformare le ferite in bellezza

Abbiamo tutti ferite e segni lasciati dalla vita, dall'esperienza, dal tempo. Fisiche, emozionali, spirituali. C'è chi le maledice, io le ringrazio.
Basta vergognarsi delle ferite e piangersi addosso. Andiamoci dentro. In esplorazione.
Perché è da queste ferite che mi sono formata, è nell'affrontarle e conoscerle che mi conosco, e solo così posso guarire. Questo è il lavoro che ho fatto su di me in anni di corsi, di musica e disegni, di approfondimenti e poi di terapia. Sì. Perché non si può pensare di accompagnare qualcuno se non si conosce la strada. Il sentiero mio l'ho trovato. Ringrazio di cuore i miei insegnanti Carlo Gibello, Valentina Sanna, e poi anche Assunta Bianciotto, e Cristina Raso e anche Lorenza, e tutti coloro che mi hanno insegnato e a volte pure ferito. I miei migliori maestri!
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E' così che nascono opere d'arte, come nella pratica giapponese "Kintsugi" = oro e ricongiunzione: «rompendosi, la ceramica prende nuova vita attraverso le linee di frattura all’oggetto, che diventa ancora più pregiato. Grazie alle sue cicatrici. L’arte di abbracciare il danno, di non vergognarsi delle ferite, è la delicata lezione simbolica suggerita dall’antica arte giapponese del kintsugi.
Quando una ciotola, una teiera o un vaso prezioso cadono frantumandosi in mille cocci, noi li buttiamo con rabbia e dispiacere. Eppure c’è un’alternativa, una pratica giapponese che fa l’esatto opposto: evidenzia le fratture, le impreziosisce e aggiunge valore all’oggetto rotto».  (cit.) 

… Grazie a Federica Maccari che mi ha dato questo spunto: prezioso!
Quest’arte giapponese prescrive l’uso di un metallo prezioso, oro, argento liquido o lacca con polvere aurea, per riunire i pezzi di un oggetto di ceramica rotto, esaltando le nuove nervature create. La tecnica consiste nel riunirne i frammenti dandogli un aspetto nuovo attraverso le cicatrici impreziosite. Ogni pezzo riparato diviene unico e irripetibile, per via della casualità con cui la ceramica si frantuma e delle irregolari, ramificate decorazioni che si formano e che vengono esaltate dal metallo. Conosco anche un modo molto più povero di decorare, utilizzando i gusci rotti delle uova. Sempre parte della cultura orientale.
A proposito, ora mi vado a fare una tisana di tulsi, basilico indiano antiemorragico e pare che aiuti la chiaroveggenza, chissà che cosa scoprirò!
… Ecco, ancora un grazie alla mia amica erborista Serena Castagno che me l'ha trovato, e pure alla mia dottoressa di ayurvedica Cristina Minniti, ematologa, straordinaria persona.

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