giovedì 24 maggio 2018


Wilhelm Reich: la sanità dell'individuo dipende direttamente dal suo equilibrio sessuale. Tutto è collegato in armonia. Se manca un collegamento la vita incontra un blocco.



L'energia sessuale, se inibita, forma resistenze che, accumulate, determineranno chiusure e irrigidimenti comportamentali, leggibili poi nella corazza posturale.

martedì 22 maggio 2018

consapevolezza, padronanza, espressività: 3 colonne

 (foto by Valentina Sanna)
Riprendere i sensi attraverso  tre conquiste continue e Lowen le chiama le tre colonne del Sé corporeo: consapevolezza, padronanza ed espressività. Immaginiamo questi tre aspetti come separati ma reciprocamente interconnessi e alla ricerca di un continuo equilibrio tra di loro. Essere consapevoli in sé e per sé non è sufficiente se non è accompagnato da padronanza (ossia capacità di contenimento emotivo) e capacità di espressione. In realtà molto spesso noi viviamo uno squilibrio in uno di questi tre aspetti che influenza le nostre possibilità di funzionamento; magari siamo molto consapevoli e padroni di noi ma poco capaci di trovare delle forme espressive per ciò che sentiamo e pensiamo. Oppure siamo molto espressivi e consapevoli ma abbiamo poca padronanza e quindi quello che diciamo finisce per ritorcersi come un boomergang contro di noi. Sono un'esperta in merito, particolarmente riguardo al condividere datti e sensazioni che mi toccano nel profondo.

Perché l’espressività è centrale?
Il fatto che parliamo di Sé corporeo ci può far – erroneamente – credere che stiamo parlando del singolo corpo, così come si esprime nello spazio e nel tempo. In realtà la capacità espressiva è così centrale perchè è l’anello che ci mette in relazione con il mondo: è l’aspetto comunicativo della nostra personalità. Inoltre tutte le tensioni si organizzano in risposta ad uno stimolo ambientale: l'aspetto espressivo è anche quello che – facendo da interfaccia con l’ambiente – fa da interruttore nell’organizzazione delle difese.
Guardando il nostro corpo possiamo comprendere non solo come ci sentiamo e qual è la nostra storia ma anche qual è la storia delle nostre relazioni. Quanto ci siamo protesi verso gli altri; quante risposte positive abbiamo incontrato; quante frustrazioni abbiamo sperimentato. 
Lowen indica elementi salienti oltre alla base costituita dal grounding e dal respiro. Questi punti potrebbero essere definiti – poeticamente – “lasciar scendere”, “allungarsi”, “essere in contatto”,”protendersi”.

Lasciar scendere
Tutto il grounding è un processo in cui lasciamo scendere ma questo processo – corporeo – significa anche – emotivamente – aprire uno spazio di accoglienza e accettazione verso l’esperienza e la sua novità. Lasciar scendere significa permettere una comprensione profonda e non reattiva dell’esperienza.
Lasciar uscire l’aria significa lasciarsi andare. Il ventre viene contratto e tenuto in dentro per reprimere sentimenti di tristezza, per controllare le lacrime. Se lo lasciamo andare siamo soggetti ad avere un vero pianto di pancia ma apriamo anche la porta alla possibilità di una vera risata di pancia. 


Tutto il lavoro corporeo parte da questo principio: non si tratta di voler fare una posizione ma di lasciar essere una posizione naturale del corpo.
Non si tratta di voler respirare ma di lasciar svolgere spontaneamente la respirazione. Ogni turbamento della respirazione naturale è dovuto a qualche atteggiamento inconscio del trattenere o a tensioni muscolari.


Allungarsi ed essere in contatto
Questi due movimenti sono complementari tra di loro. Ritirarsi comporta una perdita di contatto: allungarsi apre alla possibilità che questo contatto si ristabilisca e si metta in relazione con il protendersi. Potremmo chiederci in contatto con che cosa? In contatto con tutto ciò che si trova nel raggio di portata delle percezioni sensoriali. Ogni percezione sensoriale ha inizio con una percezione del proprio corpo; è per mezzo di questo che si percepisce ciò che avviene nel mondo esterno poiché l’ambiente investe i corpi e i sensi. Più si è vitali e più chiare sono le nostre percezioni. È una considerazione semplice quella che, quando stiamo bene, la nostra percezione e presenza alle cose è più vivida. Per aumentare la capacità percettiva bisogna accrescere la vitalità ma potremmo anche affermare l’opposto: se la nostra percezione sensoriale è limitata e ristretta, diminuisce anche la vitalità.
Essere in contatto significa essere consapevoli di ciò che accade dentro di voi e intorno a voi. È qualcosa di completamente differente dall’attività intellettuale anche se può esserne la base.
Essere in contatto però non è un movimento che riguarda solo la parte anteriore del corpo. Senza avere la percezione della parte posteriore del corpo è molto difficile impostare correttamente la propria posizione. Non basta avere una colonna vertebrale: bisogna anche sentirla. Sentire se è troppo rigida o troppo morbida e pieghevole. E sentire come questo influenza la nostra possibilità di contatto.
Se la schiena è troppo rigida non riusciamo ad abbandonare la pretesa e cedere in situazioni nelle quali questo tipo di risposta all’ambiente sarebbe quella giusta. Se è troppo morbida, non offrirà abbastanza tenuta per mantenere la propria posizione in condizioni di stress.


Protendersi
Il movimento di base di ogni essere vivente è retto da una pulsazione tra il ritiro e la protensione. È facile osservare questo aspetto nei neonati che passano da una posizione raccolta – quella sperimentata nell’utero – ad un progressivo allungamento e protensione. Protendersi verso la mamma o il papà, protendersi verso un caregiver è un aspetto fondamentale della nostra capacità di entrare in relazione con il mondo esterno. Le difese tendono a farci rimanere troppo a lungo in una posizione di ritiro rinforzando così il nostro senso di isolamento ed esclusione e il nostro narcisismo. La qualità della percezione narcisistica è limitata proprio perchè è definita dallo spazio della nostra dimensione personale. Sentiamo noi stessi ma non sentiamo gli altri e il mondo quando non siamo capaci di protendersi. Il neonato che piange non sa valutare come potrebbe rispondere la mamma e il papà ma un bambino può comprendere se è il momento di aspettare. Protendersi quindi raccoglie i movimenti precedenti in un unico gesto: quello dell’entrare in contatto e in relazione con il mondo esterno.
La maggior parte di noi si protende con le braccia e con le mani ma non con le spalle. Sentite il torace ammorbidirsi mentre vi protendete e vi rendete conto che il movimento di protendersi sembra provenire dal cuore? 


Stare nel mondo
Riprendere i sensi significa riprendere la capacità di sentirsi e di sentire. Ristabilire quell’amoroso dialogo con la vita che accresce la nostra possibilità di avere una vita piena e pienamente vissuta.
Accade che si perda il contatto con la parte del corpo in cui esiste una tensione muscolare cronica. Il corpo rigido diminuisce la sensibilità della persona che diventa sempre più simile ad una macchina. Al tempo stesso l’attività cerebrale aumenta e il senso di sé comincia ad essere basato sui soli processi mentali: il corpo diventa poco più di un apparato per il trasporto della testa e la messa in atto dei suoi pensieri. Nelle persone di questo tipo non c’è molta vita e neppure molta spiritualità. Alexander Lowen.
Angelica

come una sinfonia, tutto è collegato, attraverso i sensi

L’accuratezza e la sensibilità del corpo dipendono dai ns organi di senso e la nostra anatomia. 
In genere consideriamo il funzionamento dei nostri sensi automatico e scontato: invece è soggetto a cambiamento e ampliamento o riduzione del registro percettivo.
Inoltre raramente le risposte sensoriali sono risposte prive di risonanza affettiva: non siamo insensibili a ciò che vediamo, udiamo, odoriamo, tocchiamo.

La risposta sensoriale fa emergere l'emozione. Ci sono canzoni che hanno il potere di suscitare immediatamente un certo tipo di reazione, odori che ci disgustano o attraggono e così via. Il legame tra i nostri sensi e le nostre emozioni è così stretto che, a volte, “evitare di sentire” passa letteralmente da una riduzione della sensibilità percettiva.
La percezione è, inoltre, una funzione strettamente collegata alla flessibilità e vitalità di un sistema: per avere una buona qualità percettiva non dobbiamo essere né troppo tesi, ne troppo torpidi ma dobbiamo piuttosto poter oscillare tra tensione e rilassamento.

Fare body work riconduce il corpo ad uno stato di fluidità, migliora le nostre capacità percettive e ci rende maggiormente consapevoli della risonanza emotiva che i nostri sensi producono: più sensibili all’effetto dello sguardo, del contatto, dell’udito, dell’odorato. Più sensibili alla qualità del nostro stare nel mondo espressa attraverso la propriocezione.
La propriocezione come porta d’accesso ad un corpo sensibile
Letteralmente la propriocezione ci informa sulla posizione del corpo e delle sue parti. E’ frutto del tono muscolare, dell’allineamento, dell’equilibrio che sperimentiamo nei nostri movimenti. Il tono muscolare non è mai frutto di un singolo fattore: alcuni dicono “nessun muscolo è un’isola”. In effetti il tono muscolare è frutto dei muscoli che funzionano sinergicamente tra di loro e dall’equilibrio tra muscoli agonisti e antagonisti. Come in una sinfonia.

La contrazione muscolare, se rimane costante, dà al corpo una caratteristica di rigidità e congelamento che influenza la nostra sensibilità percettiva.
La percezione sensoriale non è però solo un processo ricettivo: i nostri sensi di permettono di esprimere le nostre qualità e tonalità affettive. Pensiamo alla differenza tra ascoltare una voce stridula e accelerata e una voce calma, calda e profonda. Strano a dirsi ma spesso queste due voci sono il risultato di un diverso modo di stare nel proprio corpo e comunicano al mondo esterno, non cosa siamo veramente, ma cosa le nostre tensioni ci fanno essere.
I sensi ci relazionano con il mondo e disegnano con consapevolezza un panorama interno ed esterno. I sensi sono anche il nostro punto di contatto con l’esperienza e sono quindi estremamente suscettibili ai processi di ritiro ed espansione. 

sabato 19 maggio 2018

20 maggio h 18-20: seminario sull' autostima

A tutti capita di sentirsi offesi o gloriarsi per qualcosa di detto da altri, e magari nemmeno diretto a noi. Non ci accorgiamo che quando qualcosa ci tocca è perché ci risuona dentro,  per ferite antiche e mai risolte. Diceva Jimi  Hendriks che uno sbaglio non ci basta, lo ripetiamo più e più volte.
Ci ho lavorato tanto, su di me per conoscermi, accettarmi, volermi bene, darmi il diritto di esistere e realizzarmi e quindi credere in me: questa la ragione del seminario che propongo a chi dondola sull'incertezza di sé!

Molti di noi sono fortemente critici con se stessi o non si piacciono, si vorrebbero perfetti, hanno bisogno del plauso degli altri per accettarsi...
La nostra autocritica nasce con l’intenzione di spronarci e poi si trasforma in una tortura. Nella nostra vita, alla nascita, corpo e mente sono la stessa cosa. Poi, con l’inizio del linguaggio verbale, iniziano a distanziarsi. Il corpo fa una cosa e la mente ne può pensare un’altra. Questa distanza ci permette di fare qualcosa e, contemporaneamente, di valutare come la stiamo facendo.
Con l’autocritica succede un passaggio ulteriore: la nostra mente vorrebbe la realizzazione un obiettivo. Non è interessata a sapere se quell’obiettivo è realistico. La nostra mente è cervello non emozioni. Il cuore ama le domande, la mente ama le risposte. E, sicuramente, ha pensato per noi un’ottima soluzione pratica per permetterci di realizzare quell’obiettivo. Solo che non riusciamo a realizzarla. A quel punto pensa che il rimprovero, l’autocritica siano il modo migliore per convincerci a fare qualcosa . E così, senza troppo rumore, inizia il circolo vizioso tra autocritica e senso di inadeguatezza. La SVALUTAZIONE entra nel varco lasciato aperto dal nostro senso di inadeguatezza. Ci sentiamo in colpa per essere come siamo e non cogliamo l’aspetto paradossale di questo senso di colpa: non possiamo che essere come siamo.
... Svegliamo il corpo quindi e colleghiamo mente e cuore:
Siamo Unici! e andiamo bene così!

martedì 1 maggio 2018

Come il vino, si migliora con gli anni

La corenergetica porta a fare un lavoro di crescita della consapevolezza, fa sì che si percepisca il nostro essere e si interagisca diversamente con tutto ciò che ci circonda.
Facciamo pace dentro noi e tra noi e la terra. Riconosciamo e amiamo le nostre ferite.

qualche altra dritta x allearci con gli anni che passano:
Respirare:  per una maggiore ossigenazione di tutto il corpo e del cervello.
Muoversi: per migliorare la circolazione sanguigna e sciogliere le giunture.
Occhio al peso e agli zuccheri.
Ed ora qualche info da un medico erborista francese R. de Baquet:
  • Les aliments anti-inflammatoires les plus puissants. Nous sommes allés les chercher dans les poissons, les graines, les fruits secs, les huiles végétales et les bonnes matières grasses. 
  • Une famille de légumes qu’on oublie souvent dans la composition des menus et qui pourtant sont extrêmement riches en sulforaphane, une substance libérée dans l'organisme qui inhibe la destruction des cartilages.
  • Les épices aux puissants effets sur l’arthrose. Nous vous conseillons tout particulièrement d’ajouter à vos plats une cuillère à café d’un mélange de deux épices .